giovedì 14 luglio 2011

14 e 15 luglio: il Festino di S. Rosalia e il Gelato di Campagna

Il mese di Luglio per i palermitani è il mese del "Festino", dedicato alla patrona, a Rosalia, figlia di Sinibaldi, signore della Quisquinia e delle Rose, che la leggenda e la fantasia popolare vogliono abbia abbandonato gli splendori della corte normanna di Guglielmo I per vivere in ultimo eremitaggio sul Monte Pellegrino.
Santa Rosalia, le cui ossa rinvenute in una grotta del monte, fecero cessare la peste che imperversava in Palermo nell'anno 1624.
Per tale patrona non potevano quindi mancare feste proporzionate al suo rango. E così, a partire dal 1625 e salvo rarissime eccezioni, il famoso "festino" di S. Rosalia, della durata di tre, quattro, o cinque giorni, diede luogo a manifestazioni il cui ricordo oggi rimane attraverso le relazioni che il Senato palermitano annualmente dava alle stampe.
E gli ingredienti da manipolare per colmare queste interminabili cinque giornate non mancavano: la cavalcata, il carro trionfale, grandi altari apparecchiati ai Quattro Cantoni, il gioco di fuoco a mare a Porta Felice, l'illuminazione delle piramidi nelle strade Toledo e Maqueda, la corsa dei cavalli nel Cassaro ed infine la processione dell'urna argentea contenente le ossa della Santa.
Ogni civica amministrazione - allora detta Senato - cercava di superare la precedente, sperimentando qualche nuovo "marchingegno" per sbalordire il popolo palermitano.
Nel 1751 i giorni del festeggiamento divennero addirittura cinque, per ringraziare la Santa che aveva protetto la città dai dannni del terremoto di quell'anno. E in una città dove calamità naturali impedite o mitigate per intercessioni di Santi non mancavano, si rischiava di fare festino tutto l'anno.
Nè valeva la mente illuminata di qualche Vicerè come Caracciolo, che nel 1793 aveva ben pensato di riportare la durata di quelle feste ai tre giorni originari, destinando le economie che ne sarebbero risultate ad altri usi. Ma la reazione fu feroce e non solo quella popolare. Ed il popolo fece trovare sul piano del palazzo reale alcuni cartelli con scritto su "o festa o testa", per cui il Caracciolo, che era riuscito ad abolire il Tribunale della Santa Inquisizione, si dovette invece rassegnare a metter da parte la idea relativa al Festino.
Da più di un secolo il Festino ha perduto la sua antica magnificenza. Le giornate ritornarono ad essere tre, e ciò che rimase delle antiche manifestazioni andò via via perdendo l'originario splendore. Scomparvero le "corse dei Berberi", ovvero le corse con i cavalli su cui montavano alcuni ragazzi senza sella e senza staffa che si svolgevano lungo il Cassaro nel secondo, terzo e quarto giorno. Al vincitore veniva data in premio un'aquila di legno dorato, alla quale erano attaccate delle monete d'argento. 
Ma l'elemento più coreografico del Festino era il carro trionfale. Contrariamente a quanto molti ritengono, il primo carro venne costruito soltanto nel 1686, sessantadue anni dopo il rinvenimento delle ossa di S. Rosalia sul Monte Pellegrino. Aveva la forma di una grande barca sormontata da una composizione architettonica, in cima alla quale, tra nuvole ed angeli, troneggiava la statua della Santa. Ogni anno si procedeva al montaggio della macchina che nella parte superiore veniva variata, ogni anno, secondo il disegno dei più illustri architetti del Senato palermitano. Il carro era trainato da muli - generalmente 40 o 50 - montati da postiglioni vestiti di rosso. Dopo il 1822, i muli furono sostituiti da buoi. La monumentale macchina, la prima giornata del Festino entrava da Porta Felice facendo l'acchianata (la salita) sino al piano del Palazzo Reale. La sera del giorno successivo, sfarzosamente illuminata, faceva la scinnuta (discesa), percorrendo il Cassaro in senso inverso e si andava a fermare nuovamente lungo la passeggiata alla Marina.
La tradizione del carro fu sospesa durante i lavori di pavimentazione del Cassaro, e solo dopo trentotto anni, nel 1896, fu ripresa per iniziativa di Giuseppe Pitrè. Lo si ricostruì su disegno di quello del 1857, alto trenta metri, lungo ventidue, largo quattordici. Non potè percorrere il Cassaro per la scarsa resistenza della struttura stradale, e fu fatto avanzare, tirato da un trattore, lungo le vie Libertà e Ruggero Settimo fino a Piazza Verdi. Anche qeusto carro ebbe vita breve e bisognò attendere il 1924, terzo centenario del rinvenimento delle ossa della Santa, per avere un altro carro, questa volta in posizione fissa a Piazza Castelnuovo. La macchina era alta venticinque metri, lunga venti e larga dieci. Il carro venne illuminato con centinaia di lampade policrome e su di esso fu celebrata la messa solenne alla presenza di una marea di popolo.
Poi fino al 1958 non vi fu più il carro, quando ne venne costruito uno fisso alla Marina. Bisogna arrivare al 1974, al 350° anniversario del Festino, quando venne costruito un carro su ispirazione delle forme settecentesche. La gigantesca macchina fa per ben due volte la discesa dell'antico Cassaro, per sostare infine nel terrapieno del Foro Italico. Negli anni successivi è stato utilizzato sempre lo stesso carro, vanificando quindi la tradizione di un carro diverso ogni anno, come si faceva un tempo.
Oggi il Festino non è più come una volta, anche se si cerca di imitare l'organizzazione della festa del settecento: viene fatto un carro, non maestoso come quello di un tempo, che fa la discesa fino alla Marina, dove viene accolta da fuori d'artificio sul mare. Qui il carro sosta fino al 15 luglio, giorno in cui la Santuzza esce dalla Cattedrale nella sua urna di argento massiccio ed in processione va per tutto il quartiere, seguita dal popolo palermitano.
Ciò che non è cambiato sono invece le tradizioni culinarie: e d'obbligo, la sera del 14 ed il successivo 15 luglio, mangiare presso i tavolini preparati alla Marina i babbalùci (lumache) condite con olio, aglio e prezzemolo, le fette di anguria ghiacciata, e il Gelato di Campagna, una sorta di torrone che si scioglie in bocca come un gelato e che riporta i colori del tricolore italiano: rosso, bianco e verde. (v. post sul blog: Il gelato di Campagna e l'Unità d'Italia)
Potete acquistare il Gelato di Campagna presso Sorsi & Sapori - mail: sorsiesapori@libero.it - sito web: http://sorsiesapori.xoom.it/
Tratto da Alla scoperta della tua città - di Rosario La Duca - Edizioni Ristampe siciliane
Nella foto: il carro di Santa Rosalia del 1836

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